Inaugurazione Museo Suiseki Siciliano
Roccavaldina (ME) – 26 Luglio 2020
Con la presenza delle autorità e dei membri dell’amministrazione comunale, rappresentati dal Sindaco Salvatore Visalli, dall’Assessore Rosy Duca, dalla Responsabile promozione turistica Niacaela Abate e dal responsabile comunale per le attività turistiche Piero Marchetta, nasce ufficialmente il primo Museo del Suiseki del Centro-Sud Italia, per iniziativa del nostro socio Mimmo Abate, e della grande collaborazione fattiva e concreta di Carmelo Cannulli che ha accompagnato l’ideatore di questa creazione.
Entrando nel paese di Roccavaldina si nota immediatamente la proiezione amministrativa del gestore pubblico che accoglie il visitatore, non con la solita scritta multilingue di “benvenuto”, ma con una targa che denota da subito, che ci si trova in un Paese in cui l’arte vive.
Infatti, quella del suiseki non è l’unica iniziativa museale, in esso è presente anche un’antica farmacia del 700, oltre che un Castello di rara bellezza.
Ma tornando al suiseki, il Museo è ubicato in un antico palazzo restaurato nel quale sarà in modo permanente esposta quest’arte millenaria.
Subito si respira un’aria orientale, anche grazie ad un’esposizione multipla di suiseki, nonché da un’esposizione in un piccolo tokonoma, in cui appare la “Dea Amaterasu” ad illuminare un kakejiku proveniente dalla collezione del M° Kunio Kobayashi, dove compare una scritta in giapponese antico, che racconta e parla di “CREAZIONE”… come se il museo non lo fosse!
Una pietra color crema a far capire che il museo tratta pietre evocative, votate allo studio ed alla considerazione non restrittiva di canoni ereditati.
Una visione ampia delle pietre contemplative prima e del suiseki dopo. Negli scaffali oltre a vedere pietre donate da grandi personaggi del suiseki italiano, insieme a pietre di Mimmo e Carmelo, si denota anche l’evoluzione che ha avuto quest’arte in Italia.
A denotarlo i daiza che accompagnano le pietre, dai diversi stili nella realizzazione a forme da quelle a volte primordiali che denotano gli albori di quest’arte in Italia negli anni 80, a quei daiza estremamente raffinati dell’ultimo periodo.
Anche questo deve raccontare un museo, la sua evoluzione, quella che nel corso degli anni appare in questi scaffali per raccontare una storia che appartiene alla NATURA e che l’Uomo ha avuto il merito, l’onore e la passione di trasmetterLa.
Durante la sua visita si denotano sulle pietre patine naturali che sono il segno tangibile che chi ha esposto si è maniacalmente curato ed occupato di queste pietre.
La stanza non è molto grande ma girando intorno si denota un incontestabile senso d’impermenza che ti porta a rifare il giro e riprendere lo sguardo sulle pietre per capire se ti è sfuggito qualcosa, un qualcosa che da lì a qualche attimo ti resterà per sempre come un turbine di emozioni dovute ad un concentrato di pietre contemplative e suiseki di grande importanza per la storia italiana ed europea.
Aldo Marchese © RIPRODUZIONE RISERVATA
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