Introduzione al SUISEKI – “ARTE DELLA NATURA”
Tradizionalmente il termine suiseki, dividendone la parola nei due Kanji, assume questo significato: sui (acqua) e seki (pietra). Questo è una contrazione di un altro termine che ha un significato e traduzione di maggiore complessità: Sansui Keijo-Seki “paesaggio scenico di montagna e acqua”.
Con esso intendiamo quella forma d’arte regalataci dalla natura in cui il potere suggestivo/evocativo ci suggerisce degli scenari naturali, di oggetti, di figure umane o d‘animali, nel cui “l’essere umano si concentra sul poco per raggiungere il tutto”, lasciando nella mente di chi osserva ampio spazio alla meditazione. La loro forma, superfice e colore ci trasmettono emozioni e sensazioni.
Pensare che il suiseki sia solo l’arte della natura che riproduce sé stessa, appare riduttivo. Tutti possono riconoscere in una pietra, una montagna o un lago, ma il vero suisekista va al di là della forma, è colui che anima i dettagli della pietra. Intravede la foschia nelle valli, osserva le cime innevate, ascolta il vento lungo pendii o sente una quiete dovuta al tramonto sopra un lago.
Va oltre la mera osservazione ed entra in simbiosi con la pietra meditando con essa e divenendo qualcosa di più profondo. Il concentrarsi per provare certe emozioni, ci allontana da tutto, ci svuota riempiendoci di vuoto. Ci libera dall’essere fisicamente in un luogo preciso, ci astrae.
Per qualcuno, come per me, il Suiseki è imbevuto di spirito e divinità. Il termine esatto per descrivere questo stato è “go-shintai”, l‘abitazione dei Kami (spiriti), per questo motivo sarebbe vietato modificarne la forma.
In queste pagine presento per classificazione e categoria tre diverse pietre da contemplare, due suiseki ed una pietra disegnata. Anche se ha fatto da apripista nello scenario internazionale, l’obiettivo è di superare la convinzione che sia solo il Palombino a rappresentare la nostra Penisola nel panorama mondiale del Suiseki e dimostrare la validità dei materiali posseduti in una terra geologicamente ricca e utile al Suisekista, come lo scisto verde calabrese, la dolomia, il palombino del Pollino, il basalto, i diaspri ed i graniti rossi silani, senza tralasciare la zona costiera che rende le spiagge ricche di pietre disegnate ed evocative di scenari e figure.
La prima pietra in alto (figura 1) è uno scisto verde (nome poetico “Colline Incantate”), luogo di ritrovamento “Calabria”, definito in gergo “Doha seki”; la seconda pietra (figura 2) è una disegnata trovata sulle coste del Tirreno. La terza pietra (figura 3) è una dolomia calabrese (nome poetico “Bagliori Notturni”), evocativo di un paesaggio definito in gergo “Dan Seki”.
Le qualità estetiche che deve possedere un suiseki sono tre: potenzialità evocativa, equilibrio e colore attenuato.
Potenzialità evocativa
La bellezza del suiseki deriva dalla capacità della pietra di suggerire uno scenario o un oggetto. La cosa importante è che essa sia associato alla natura. La potenzialità evocativa è illimitata. Sono le pietre più semplici ad esprimere maggiore potenziale espressivo.
I suiseki non devono essere copie esatte di soggetti naturali, ma le pietre devono stimolare l’immaginazione, invitando l’osservatore a completare il quadro. È consuetudine dare al suiseki un nome che esprima o identifichi le sue qualità evocative oppure indicarne il semplice luogo di ritrovamento.
Colore
Il colore deve essere scuro e smorzato. Il colore è un elemento vitale del potenziale evocativo. Le pietre più apprezzate sono quelli con una miscela indistinta di colori che possono essere maggiormente valorizzati dalla formazione di una patina che i collezionisti riproducono con la pratica dello “Yo-seki”, ossia la pratica di coltivare le pietre fino a quando assumono una patina di vissuto uniforme.
Equilibrio
Influenza l’estetica della pietra. Il collezionista esamina la pietra da tutti e sei lati e deve ricercare elementi asimmetrici, non ripetitivi, irregolari e contrastanti, ma in armonioso equilibrio.
In sintesi, il Suiseki è il più bel regalo che la Natura possa fare all’uomo, quello di “farsi ammirare nel piccolo per immaginare il grande”. Immergersi nei microcosmi, esaltarli portando in risalto la sua magnificenza e di riflesso usare la stessa cura nella Natura, a sua volta cosmo e microcosmo.
Aldo Marchese © RIPRODUZIONE RISERVATA
Articolo molto interessante grazie Aldo
Un esegesi del suiseki 👍