Tokokazari ed erbe di compagnia

Tokokazari ed erbe di compagnia

Da appassionato e studioso della “cerimonia del té, mi sono nei recenti studi imbattuto in un testo di un ricercatore americano, che da oltre quarant’anni studia e traduce testi inediti di Sen No Rikyu. Traducendolo dall’inglese sono venuto a conoscenza che l’idea di esporre dei fiori-piante nel Tokonoma per puro aspetto estetico ha invece una diversa verità.

Esporre fiori (shita-kusa), composizioni di fiori (kusa-mono) o Ikebana, trae la sua vera funzione nella pratica per “purificare” l’aria, anche se con essi la cosa era condita di grazia e buongusto. Questi scritti non sono mai stati pubblicati in Giappone, dato che ogni scuola del tè segue un suo insegnamento codificato dai maestri degli ultimi secoli. Per noi che amiamo il tokokazari, sono testi fondamentali, che provengono dal Giappone feudale. Diciamo che sono informazioni che possono arricchire le basi dell’estetica nel Tokonoma.

A cosa dobbiamo l’esposizione in Tokonoma delle erbe di compagnia Kusa-Mono e Shita-Kusa? All’inizio nella Sukiya, sopra i tatami si metteva del Sekishō (Acorus gramineus), noto come giunco ​​giapponese o stendardo giapponese dolce, esso è una piccola pianta erbacea che cresce in ambienti umidi (come sulla riva che circonda uno stagno).

Acorus graminesu minimus aureus

Sia in Corea che in Giappone è stato utilizzato fin dall’antichità dovuto al fatto che si pensasse, che assorbiva o neutralizzava i fumi tossici emessi dalle lampade a olio, come menzionato nel testo di Kenshin Okakura, “il libro del tè” riveduto poi da Rie Hoashi. Ci sono molte varietà, con la pianta selvatica che cresce fino a un piede di altezza; i tipi più piccoli (circa 2- sun di altezza circa 6 cm) sono solitamente preferiti per l’uso nelle riunioni chanoyu (cerimonie del té). Sono piantati in vasi da fiori molto bassi o estremamente alti (con eleganti vasi cinesi di celadon o di ceramica I-hsing (anche traslitterata come Yixing)di un rosso scuro brunito o viola-marrone che sembrano bronzo lucido, i preferiti); a volte i sekishō vengono piantati anche su pezzi di carbone (come il kōgō-dai o il wa-dō ) e tenuti in un contenitore poco profondo pieno d’acqua; quando vengono esposti nella sala da tè, vengono generalmente posizionati in un sekishō-bachi molto basso e simile a un vassoio senza foro di drenaggio, o talvolta in un haiki parzialmente riempito d’acqua.

Se esposti nel Tokonoma, il contenitore dovrebbe essere posizionato su un Usu-Ita (jita, preferibilmente con lo yahazu-ita o un maru kō-dai di pino fuki-urushi laccato).

Nel Chigai-Dana vengono esposti sotto al lume, la barca o la luna in bronzo da Ikebana che devono essere posizionati con un gancio al centro mensola, dove vi è la giuntura dei piani orizzontali con il distanziatore verticale. Questo viene menzionato nelle “100 poesie del Tè”, nelle “300 righe del Cha No Yu” e negli “Scritti privati di Rikyu”, che ovviamente ho letto e passato al setaccio per carpire cosa si usava mettere nel Tokonoma durante la cerimonia del tè.

Lo Sukiya-zukuri (数寄屋造り) è uno stile architettonico prominente in molte strutture residenziali tradizionali. Suki è definito come avente gusti raffinati e fini. Persone ​​che si dilettano nella ricerca dell’eleganza come osservato nell’esecuzione della cerimonia del tè. Le origini della parola descrivono un luogo, capanno, in cui si svolgeva la cerimonia del tè, nonché l’ikebana e altre arti tradizionali giapponesi.

Lo stile architettonico Sukiya-zukuri è caratterizzato dall’uso di materiali naturali e si basa sull’estetica delle case da tè. Toyotomi Hideyoshi (1536-1598), un famosissimo Daimyo, guerriero, generale e politico durante il periodo Sengoku, fu considerato il secondo grande unificatore del Giappone. Succedette a Oda Nobunaga; il periodo del suo governo è chiamato periodo Momoyama. Hideyoshi assunse Sen no Rikyū (1522-1591), noto maestro della “Via del tè” giapponese, Cha Do. Si dice che il sontuoso castello Jurakudai a Kyoto sia la prima struttura architettonica sukiya-zukuri in Giappone. Il sukiya-zukuri è caratterizzato da una piccola stanza, solitamente di quattro tatami e mezzo o meno, con un tokonoma e il Chigai-Dana. La disposizione tradizionale del sukiya-zukuri ha stanze che si aprono su un giardino attraverso un percorso indiretto diagonale o curvo che consente la vista della casa da tè. Questo percorso è noto con il nome di Roji, “Sentiero di Rugiada”. Visto che questa capanna era solitamente buia, per dare un senso maggiore di raccoglimento, e le giornate invernali con poca luce solare, quasi sempre veniva illuminata da lumi ad olio o candele in cui si inseriva grasso animale. Questi fumi erano perlopiù dannosi alla salute. Ecco perché inserire all’interno della Sukiya piante ed erbe che si credeva assorbissero questi fumi.

Nella foto si possono notare il candelabro, il vaso da fiori e un incensiere posti in mezzo a due piatti di porcellana Satsuma. Il porta lume in bronzo posto nel cento delle mensole e sotto un vaso con piante di mughetto giapponese (Ophiopogon Japonicus). Questa era la classica esposizione in Chigai-Dana delle erbe-piante che assorbivano i fumi. Oggi noi con le erbe di compagnia ricordiamo questa tradizione antica. Può sembrare cosa di poco conto, ma sapere queste cose ci avvicina alla comprensione che “scopo e bellezza” è sempre stato un unicum nel Giappone feudale.

Sotto si può vedere uno schizzo di Rikyu che mostra questa disposizione come appare nell’O-kazari Ki [御飾記] di Sōami, un altro Maestro del tè. Nello schizzo del Quinto Libro del Nampō Roku, l’oggetto dietro al bruciatore di incenso (kōgō) è un porta oggetti per la preparazione del letto di cenere di bambù posta dentro l’incensiere.

Testo e foto di Diego Andreani riproduzione riservata

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