AIAS 2019 | Il Congresso

AIAS 2019 | Il Congresso

25 – 27 Ottobre 2019 | XXII Congresso Nazionale A.I.A.S.
Museo Orto Botanico “La Sapienza” Roma

Testi e foto © Daniela Schifano

Non è la prima volta che il Museo Orto Botanico “La Sapienza” di Roma accoglie eventi legati al mondo del bonsai e del suiseki. Organizzati dalla Associazione Shizuka Bonsai e Suiseki, sembra quasi esserci una incongruenza di fondo, in realtà è la Natura che ospita la Natura, e non solo.
L’Orto Botanico di Roma si estende per circa 12 ettari tra il lungotevere della Lungara e il Colle Gianicolense, quello che gli antichi romani chiamavano Monte d’Oro, famoso per i giardini di Geta, fratello di Caracalla; ospita attualmente una popolazione che oscilla tra le 3000 e le 3500 specie di piante, a volte assemblate in aiuole, a volte ricoverate in serre.
L’Orto Botanico di Roma: dal Vaticano all’Università, da giardino dei semplici a museo scientifico di piante vive. Appartenente all’Università di Roma “La Sapienza” fin dal 1660 per volere di papa Alessandro VII, fu requisito alla Chiesa alla nascita dell’Unità d’Italia, ma ha conservato la sua caratteristica di istituzione universitaria.  Un orto botanico (in latino hortus botanicus) è un ambiente naturale ricreato artificialmente al fine di raccogliere una grande varietà di piante categorizzate per scopi scientifici e per l’educazione dei visitatori. Anticamente, aveva una funzione di produzione di sostanze medicamentose,  in quantità sufficienti a rifornire i medici e gli speziali. 

A Roma, realizzato tra il 1200 ed il 1300,  esisteva  il Simpliciarius Pontificius Vaticanus, o giardino dei semplici, ossia delle piante medicinali e utili, da cui si estraevano i principali medicamenti dell´epoca.
Nel sedicesimo secolo una più approfondita indagine del mondo naturale e il progredire degli studi botanici favorirono i primi passi  da giardino dei semplici a struttura per lo studio e l’insegnamento della botanica, con l’istituzione delle cattedre di lectura simpliciumLa prima cattedra di botanica, con la grande riforma della Sapienza, è istituita a Roma da Leone X nel 1514. A questo punto della sua evoluzione la botanica si scinde dalla medicina assurgendo al rango di disciplina autonoma ma sebbene studenti e insegnanti potessero fruire per le loro osservazioni del  giardino botanico del Vaticano, questo rimaneva tuttavia privatissimo, chiuso come era tra le mura vaticane. Nel 1660 papa Alessandro VII si prodigò affinchè l’Università avesse un suo Orto Botanico svincolato da quello del Vaticano e la sede fu stabilita in un’area alle spalle della Fontana Paolina al Gianicolo. 
Anche questo nuovo sito, però, non si rivelò ottimale, a causa della distanza dal centro, della esposizione ai venti di tramontana e della scarsità di attrezzature. Così, nei secoli successivi, l’Orto Botanico cambiò ancora sede: nel 1820 nel giardino di palazzo Salviati all´inizio di Via della Lungara, e di nuovo nel 1876 in Via Panisperna. L’area angusta ed il suo diverso destino ad un uso più strettamente urbano, portarono, nel 1883, l’Orto Botanico nella villa Corsini alla Lungara.  La nuova sede, finalmente definitiva, si estendeva in un’area tradizionalmente adibita a giardini. Infatti, fin dai tempi di Caracalla, si hanno notizie dell’Orto di Geta, fratello dell’imperatore, sito in quel luogo. Di epoca romana anche oggi si possono ammirare alcuni resti e piccole sculture. 
Villa Corsini, che originariamente si chiamava “Palazzo dei Riari” dal nome del Cardinale che l’aveva costruito, fu anche residenza della Regina Cristina di Svezia dal 1659 al 1689, anno della sua morte, la quale, durante il suo soggiorno, aveva utilizzato il giardino annesso al palazzo per spettacoli e rappresentazioni di melodrammi. I Corsini acquistarono il Palazzo nel 1729 ed il 5 agosto del 1736, fu incaricato del suo restauro Ferdinando Fuga.
Per il giardino, egli progettò una scenografica sistemazione delle pendici del Gianicolo, partendo dall’ingresso con una vasca quadrilobata “abitata” da due Tritoni adagiati sulla roccia dalla quale parte un alto zampillo d’acqua (la Fontana dei Tritoni, opera dello scultore Giuseppe Poddi) e proseguendo, in asse con la villa e con questa fontana, con un viale terminante, verso il Gianicolo, in uno scalone monumentale composto da tre rampe.

L’ultima rampa è impreziosita da una fontana composta da sei tazze degradanti dalle quali zampillano undici getti d’acqua, la Fontana degli 11 Zampilli.
Quello che rende unico il parco è la riuscita commistione tra finalità scientifiche, elemento comune con tutte le analoghe istituzioni al mondo e il fascino prodotto dagli importanti manufatti storico-artistici presenti. Quindi un museo vivo, di piante vive, ma che per le sue peculiarità artistiche e storiche va oltre alle sue competenze meramente scientifiche e didattiche, per proporsi come luogo dove fare cultura.
Un luogo deputato alla Scienza che diventa spazio aperto alle Arti, questo sembra essere l’intento di chi, da alcuni anni, ha compreso ed accettato la sfida. E forse perchè l’Orto Botanico racchiude un piccolo giardino giapponese,  creato dall’architetto Ken Nakajiama , molte sono le manifestazioni che riguardano il mondo giapponese, a partire dalla festa dell’Hanami ad Aprile, ormai un appuntamento fisso nella capitale, dove la fioritura dei ciliegi offre l’opportunità o il pretesto di sviluppare un percorso artistico che si snoda con piena credibilità nel regno ‘naturale’ della Natura. 
Quindi, senza un punto focale definito, passeggiando per i sentieri si incontrano muri dipinti da geometrie vegetali e boschetti di bambù, immagini fotografiche ed alberi secolari, montagne e isole che stanno in una mano e poesie dipinte, siepi di lavanda e la Via dei fiori,  in un continuo rimando culturale che non ha bisogno di parole, solo di essere percepito e goduto.
Nel viale che porta alla serra espositiva sede del nostro Congresso uno dei tanti boschetti di bambù dell’Orto Botanico, una sede che diversamente da quelle di altre edizioni rappresenta una ‘architettura del verde‘ ricca di scoperte ad ogni angolo.
E senza soluzione di continuità tra dentro e fuori, la serra espositiva ha accolto Soci e Visitatori con un tokonoma di benvenuto realizzato da Silvana Mattei, Subgrandmaster della scuola Ohara di Ikebana e group leader della Ikebana Ohara A.L.U. Study Group.

Nella foto, il nostro manifesto, che ci accompagna nel nostro proporre l’arte del suiseki in Italia in una sede sempre diversa, offerta dai club associati AIAS. E non a caso davanti ad esso, sabato mattina abbiamo inaugurato la manifestazione, alla presenza del direttore del Museo Orto Botanico Fabio Attorre e dei soci Cosimo Pepe e Paco Donatopresidente e vicepresidente dell’Associazione Shizuka Bonsai e Suiseki, che ha messo a disposizione entusiasmo e mezzi per donarci il Congresso in una sede così prestigiosa.

Qualche numero: 70 le pietre esposte da 51 Soci, di cui 31 Pietre Paesaggio, 11 Pietre Oggetto, 8  Espositori Multipli, 11 Pietre da Contemplare e 9 Pietre Biseki/Pietre Disegnate. Di queste, sei pietre erano fuori concorso. Gli spazi espositivi erano tutti della stessa misura, con 1,5 metri lineari a pietra, ed uno sfondo di 140 cm. Quest’anno il giudice unico è stato il nostro presidente AIAS Luciana Queirolo.
Uno dei piaceri del Congresso è rincontrarsi, per godere insieme delle pietre esposte e scambiarsi le ultime esperienze in tema di ricerca. E non mancano anche le puntuali valutazioni sulla qualità delle pietre in mostra e degli allestimenti… improvvisandosi giudici per una notte!

Una piacevole sorpresa è stata la presenza del socio vietnamita Ninh Huu Hiep, che pur presentando sempre una pietra in mostra, tra mille difficoltà, fin dal 2014, quest’anno è potuto venire di persona, complice forse il piacere di visitare Roma.

Vari gli oggetti con cui i soci A.I.A.S. hanno raccontato il loro sentire. Piante di accompagnamento e tenpai hanno descritto la stagione, raccontato leggende, evocato spiriti, confermando una tendenza già emersa nel Congresso dello scorso anno, sono stati utilizzati in maggior numero gli oggetti in bronzo rispetto alle piante di accompagnamento. Sono aumentati, inoltre, anche in qualità, i dipinti appesi a completare l’esposizione.

Visto l’ottimo risultato dello scorso anno, anche per questa edizione l’AIAS ha affidato le fotografie ad un professionista, Alessandro Zocchi, al fine di ottenere immagini di buona qualità per il prossimo Catalogo e per queste pagine. La giornata di venerdì, quindi, è stata utilizzata per fotografare, in un set fotografico appositamente allestito in sala mostra, le 70 pietre in mostra presentate da 51 soci. Ringraziamo la pazienza e la professionalità di Alessandro, che si è anche occupato della delicata fase di post-produzione. La giornata del venerdì è stata poi dedicata a completare le esposizioni nei posti assegnati.

Il nostro Congresso  è stata arricchito da alcuni eventi collaterali aventi tutti per tema le pietre come suggestione di una Natura che si fa arte, dalla fotografia alla pittura. Il regolamento del contest fotografico chiedeva di riprodurre in una immagine fotografica il rapporto stretto tra pietra e acqua, così come lo si può cogliere in un frammento di paesaggio in Natura o anche in un oggetto. Tra le foto pervenute, sono state selezionate le tre fotografie vincitrici, che sono state esposte al pubblico nei giorni della mostra. Complimenti al nostro socio Carlo Vanni, terzo classificato!

Mostra di kakejiku in sala aranciera. Ancora la montagna come protagonista dei kakejiku selezionati ed esposti nella Sala Aranciera, della collezione privata di Marco Maovaz, che ringraziamo. Nel kakejiku di Yanagisawa Kien ha molto colpito la presenza di un bonseki, il precursore del suiseki: una pietra in un vassoio, accompagnata da uno o più oggetti, a rappresentare un paesaggio.   

La mostra “La cultura delle pietre nel mondo” | Sempre nell’atmosfera rarefatta ed ombrosa della Sala Aranciera, è stata allestita una mostra a testimonianza dei diversi gusti e materiali in vari paesi, sia lì dove l’arte dell’apprezzamento è nata e si è diffusa, sia dove è approdata in tempi recenti ed in qualche caso anche trasformata.  Su sei tavoli sono state esposte pietre provenienti da sei paesi: Cina, Corea, Giappone, Vietnam, Stati Uniti ed Italia, corredate da schede che in breve illustravano la storia e le prerogative principali in quella specifica cultura.  Ringrazio i Soci che hanno contribuito, oltre a me, a questa esposizione fuori dagli schemi con le pietre delle loro collezioni: Luciana Queirolo, Laura Monni e Giorgio Rosati. Ringrazio anche l’amico Sergio Del Mese, che mi ha affidato con fiducia la sua pietra cinese. 

Le conferenze in sala Aranciera | Il tema sviluppato dalle conferenze in programma è un viaggio tra i giardini giapponesi, un percorso guidato alla scoperta delle “piccole cose umili e silenziose” che lo compongono, dalla presenza botanica, a quella dell’acqua e delle pietre, alla loro sacralità ed al linguaggio sottinteso che esprimono.

“Giardini giapponesi: piccole cose umili e silenziose”, la conferenza del dott. Mario Pasqualini, è stata arricchita dagli interventi dei prof.ri  Fabio Di Carlo e Leone Spita. Mario Pasqualini, architetto paesaggista, che vive e lavora in Giappone, nel famoso giardino Kouraku-en ad Okayama, ci ha letteralmente trascinato nel suo mondo, anche se il suo intervento non è stato solo finalizzato a farci conoscere questo specifico giardino, che è uno dei più famosi del Giappone, ma piuttosto di chiarire il ruolo, le regole, le motivazioni di un giardino giapponese, con un interessante excursus finale anche fra quelli più moderni.

 “Pietre, montagne e dèi nella cultura giapponese”, la conferenza a cura del prof. Aldo Tollini, è stata dedicata alla montagna ed alla sua importanza nelle religioni shintoiste e buddiste: montagne come vere e proprie entità divine, come zone di confine tra il mondo terreno e quello ultraterreno, da ingraziarsi, da ascendere in una progessione spirituale verso l’illuminazione, da erigere nei giardini, da contemplare in meditazione. Ed anche nel suiseki la montagna resta, tra le tante forme da  ricercare, quella più ambita e pura, la più antica e tradizionale, e forse adesso siamo più consapevoli del suo simbolismo.

Altri eventi in programma | Il nostro Congresso, quest’anno, anche grazie ai grandi spazi presenti nelle pertinenze dell’Orto ed allo sforzo degli organizzatori, si è completato con molti altri eventi correlati, che non possono che essere graditi, in quanto aumentano la presenza di un pubblico vario ed eterogeneo. Spesso, quello che lamentiamo durante lo svolgimento di un Congresso Nazionale, è proprio la partecipazione dei soli addetti ai lavori, appassionati che certo arriveranno numerosi per apprezzare i suiseki. Ma quello che in realtà è auspicabile resta il coinvolgere anche chi, interessato magari ad altri eventi in programma, poi scopre anche le pietre, di cui forse non sospettava neanche l’esistenza.
Visite guidate alle meraviglie botaniche dell’Orto, il ‘viaggio fotografico‘ di Valentina Giacomini lungo le 53 stazioni della Tokaido, la strada costiera dell’est che collegava Kyoto ad Edo, la perfomance “Around a rock, inside a stone-Sumi Jam Session” del gruppo Sumi-e del maestro Massimo Gobbi, un lavoro collettivo che ha dato vita ad una opera unica visibile al Centro Visite, e la passeggiata narrativa “Poesia tra gli alberi“,  a cura di Terry Olivi e Silvia Stucky, per riscoprire il legame fra due dimensioni, quella della Poesia e quella della Natura attraverso le poesie declamate dai partecipanti: queste le proposte che hanno completato la già ricca e variegata offerta culturale della manifestazione.

Nella mia cronaca, siamo arrivati alla cena di gala di sabato sera, durante la quale si sono svolte le premiazioni e la divertente lotteria, in cui i Soci mettono a disposizione dei più fortunati qualche oggetto dalle loro collezioni. Anche Mr. Hiep ha partecipato, offrendo tra l’altro alcune pietre vietnamite molto ambite. Oltre al prestigioso Trofeo ed ai premi A.I.A.S. di categoria, sono stati assegnati il premio  I.B.S., la targa Patrocinio U.B.I. e il B.C.I. Excellence Award for Suiseki, a giudizio rispettivamente  dell’istruttore I.B.S. Luciana Queirolo, del delegato U.B.I. Daniela Schifano e dell’Ambasciatore B.C.I. per l’ E.S.A. Vito Di Venere.  Ecco qualche foto dei premiati, perdonate il mio aspetto ciancicato, ma ero veramente stanca. La cena resta comunque un momento conviviale sempre gradito, nella emozionante attesa di conoscere i vincitori. Per le foto delle premiazioni, ringrazio Carlo Laghi e Claudio Villa. Una emozionata Luciana Queirolo consegna  una targa, infinitesimale ringraziamento per il lavoro svolto, a Cosimo Pepe e a Paco Donato, presidente e vicepresidente del club organizzatore Associazione Shizuka Bonsai e Suiseki, leggendo il testo in essa inciso,

scritto da un Anonimo, pensato da tutti noi “:
Grazie, non solo per quello che avete fatto…
ma per averci fatto sentire che, fatto per noi,
ne sarebbe valsa la pena.

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Domenica si è svolta l’Assemblea dei Soci, di cui verrà consegnato a breve il Verbale. Ricordiamo ai Soci che il prossimo Congresso, per il quale abbiamo ricevuto la candidatura ufficiale da parte del club “Arte del Bonsai di Pisa“, sarà elettivo, quindi si invitano i Soci a proporre la propria candidatura per rinnovare il Consiglio Direttivo.

Da una segreteria estemporanea, frutto di quelle piccole cose che capitano stravolgendo anche la pianificazione più accurata, ringrazio i Soci di Roma che mi hanno aiutato in queste impegnative giornate: Laura Monni e sua cugina Anna Maria, per la loro presenza costante in Segreteria, Patrizio Chico per l’aiuto anche in fase di allestimento della serra, Paco Donato per… tutto e soprattutto per alcune piccole iniziative illuminanti. Una mostra dura tre giorni ma viene costruita con il lavoro e l’apporto di chi nei mesi precedenti si dedica anche ai particolari più futili. E mi scuso invece con i Soci a cui non ho dedicato neanche un minuto, spero almeno un sorriso. Credetemi, vorrei potermi clonare, perchè forse io sono quella ha goduto di meno del Congresso, delle pietre e della vostra compagnia. Vi saluto e vi dò l’arrivederci con le parole commoventi che un bambino ha affidato al nostro Libro degli Ospiti. Per il piccolo Michelangelo, è naturale trovare nel bello l’utile e nel brutto l’inutile delle cose, questione dibattuta, quella del legame tra bellezza ed utilità, da molti filosofi.
La differenza tra un paesaggio ed un altro può essere minima, ma grande è la differenza in chi guarda: agli occhi di un bimbo le pietre sono belle e pertanto sono ‘utili’, in quanto servono a qualcosa…. a cosa, ogni suisekista lo scoprirà, nel suo personale percorso. Qualcuno si sente ‘soddisfatto’ se ha vinto un premio, qualcuno se è riuscito a portare emozione lì dove tutti vedono solo un sasso, qualcuno nel portare alla luce qualcosa di nascosto del proprio essere. Piccolo Michelangelo, ti aspettiamo con le tue pietre utili!

Daniela Schifano © RIPRODUZIONE RISERVATA

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