Il Suiseki
Gli Artisti Giapponesi si sono rivolti più frequentemente alla Natura per i loro contenuti mentre gli artisti Occidentali hanno badato a focalizzarsi primariamente sul soggetto umano. L’Arte buddista antica, contenente rappresentazioni di forma umana, si preoccupa soprattutto di esprimere la verità della legge di Buddha. Immagini buddiste simboleggiarono, in forme iconografiche, una visione universale che mise avanti la relazione tra umanità a natura. Di conseguenza, l’Arte si espanse oltre l’influenza religiosa, evolvendo prima attraverso la corte imperiale di Heian (794-1185), poi nel periodo austero di predominanza dei samurai durante i periodi Kamakura (1185-1333), Muromachi (1333-1568), e Momoyama (1568-1600), e ancora favorita nell’Estetismo moderno del periodo Edo (1600-1868). Un filo artistico comune perdurò attraverso ogni Era, nonostante i numerosi cambiamenti nei modi espressivi: Un interesse profondo nello Scenario Naturale e nel Panorama. Sembra che, per il giapponese, il ritratto della Natura, la sua bellezza simbolica, la sua armoniosa interazione, il suo insito ordine, e il suo potere evocativo debbano essere il soggetto predominante dell’arte. I non-giapponesi spesso dicono di trovare difficile comprendere le persone giapponesi. Ma le regole che definiscono le norme per il popolo giapponese sono diverse. Essere in sintonia con i loro orientamenti significa seguire un certo numero di dogmi di base: La natura è bella; la natura è armoniosa; essa ha un ordine e regole intrinseche; indiscutibilmente, si può dire che essa abbia una dimensione etica o morale. Queste idee sono plasmate dalla convinzione che l’Umanità coesista con l’Ordine della Natura. Dove i giapponesi differiscono forse dagli altri popoli che condividono queste stesse visuali è nella loro inabilità apparente di definire le leggi della Natura in termini chiari, obiettivi. Fra i termini usati dal Giapponese per definire le loro sensibilità, c’è “mono no aware” (il Pathos delle Cose). Il termine ci informa sulle norme deputate a governare il Comportamento Giapponese, ed è basato su di un’affinità profonda con la Natura e la Bellezza , e con una risposta spontanea, emotiva verso di loro. Il termine è usato anche in senso più largo, per descrivere un’affinità emotiva e corrisposta tra l’umanità e le altre creature nell’Universo naturale, oppure l’amore che esiste tra un uomo e una donna.
SUISEKI | Una delle più straordinarie arti giapponesi, che rappresenta il modo di considerare la Natura in Giappone, è il suiseki. Suiseki è l’arte di cercare di riuscire a simboleggiare fenomeni naturali, dal nostro piccolo all’universo, usando una pietra di piccole dimensioni (da pochi pollici a un piede e mezzo). L’arte del suiseki comincia con l’acquisizione di pietre in natura e si compie in una sensazione di bellezza ed in un collegamento spirituale tra il raccoglitore e la pietra. Le pietre sono naturali e non devono essere lavorate o alterate in alcun modo da essere umano.
I CINQUE ELEMENTI PRINCIPALI | Molte cose diverse sono state scritte dal mondo del suiseki, durante gli ultimi pochi anni, circa i fatti ed i significati. Sto scrivendo questo testo nella speranza che possa chiarire alcune discordanze sull’Arte del Suiseki. Un bel suiseki è una pietra naturale che suggerisce, nella sua forma naturale, una scena della Natura (sansui), un personaggio o un oggetto (sugata), un animale (dôbutsu), ad esempio. Questo atto di associazione evoca un spirito di calma e pace nell’anima dell’osservatore. In merito alla comprensione di questo concetto in termini concreti, è importante capire quelli che sono conosciuti come i Cinque Elementi del Suiseki. In altre parole, la Valutazione Estetica di una pietra è influenzata dalla forma, qualità, colore, tessitura ed età della pietra. Il giudizio finale di una pietra è un complessivo apprezzamento di questi vari elementi collegati strettamente e interagenti gli uni con gli altri. Prima di tutto, è importante tener per vero, che il suiseki è una forma d’arte puramente Giapponese sviluppata durante molte centinaia di anni da persone dal gusto raffinato, ben affinate nella via del Te’ Chado ed in una comprensione profonda della natura. Se qualcuno ha trovato una bella pietra in Europa o in qualche altro posto e chiede di giudicarla ad una persona Giapponese, rimarrà sostanzialmente deluso. La ragione è che una persona Giapponese è stata educata in un mondo totalmente diverso dal nostro in tutti gli aspetti della vita e della cultura: religione, simbolismo, colori, forme, cibo, segni, linguaggio e la loro profonda relazione con la natura.
LA FORMA (KATACHI)
Questo è l’elemento più importante nel giudicare le relative qualità di un suiseki. Il più comune metodo di apprezzamento è sedere ad una certa distanza dal fronte della pietra e guardare fisso a lei. Ogni pietra che al primo rapido sguardo trasmetta un sentimento innaturale è da considerarsi inadatta. Noi possiamo anche menzionare qui di seguito il metodo ideale per l’ osservazione di una pietra.
IL METODO DELLE TRE SUPERFICI (SANMEN NO HO) | Questo è considerato essere l’approccio di base più importante all’apprezzamento del Suiseki. Tre superfici (sanmen) riferite al: fronte & retro, sinistra & destra, cima & fondo, della pietra. Si considera che un equilibrio fra queste superfici diverse sia basilare, quando si guarda e si giudica una pietra.
Osservando una pietra dal punto di vantaggio di queste tre superfici, ci dovrebbe essere un equilibrio in termini di massa e forma. Una pietra notevole è anche quella in cui ci sia un’armonia tra grandezza, grossezza e forma delle tre superfici.
Ad esempio, se c’è un piede della montagna sul fronte di una pietra a montagna distante (toyama ishi), idealmente ci dovrebbe altrettanto essere una parte del piede sulla schiena.
Se il lato destro della montagna sporge fuori, ci deve altrettanto essere anche un’estensione di qualche grado sul lato sinistro. Il fondo della pietra è buono quando la pietra “siede” bene nel centro in relazione all’intero. Comunque, questi sono tutti presupposti ideali. Nella pratica, le tre superfici dovrebbero esporre fondamentalmente una forma rappresentativa e un certo grado di unità.
SENTIMENTO INNATURALE | È da notare che i suiseki sono rappresentativi di una idealizzata descrizione della natura e cultura Giapponese. “Sanmen No Ho”, il sistema Giapponese solamente gioca con queste 3 superfici, ma giudica tutti i 6 lati.
Fronte e retro: come Matsuura Arishige dice, il fronte di una pietra è il lato più importante della pietra perché le pietre vengono presentate nell’alcova (tokonoma) e tu siedi o stai in piedi di fronte a loro per vedere l’esposizione del tokonoma (tokokazari). Probabilmente una umana creatura: i Giapponesi considerano un albero o una pietra come una creatura o un “essere vivente che non può parlare”; essi comunque impersonano Montagne come Fuji-san o pietre che suggeriscono Kannon come Kannon-san. Lafcadio Hearn menzionò in uno dei suoi libri: “i Giapponesi credono, che qui ci siano generi di esistenze tali con “auguri” (le creature umane) ad altri così senza auguri. Un amante della pietra ha detto una volta: “Sarà arduo trovare una persona notevole, trovare una pietra notevole è anche peggio.”
FRONTE E RETRO | mostrano tutti gli aspetti, come il contorno o il profilo delle pietre, la profondità e così via. La linea della cresta della montagna dovrebbe essere morbida e ritmica e l’occhio dell’osservatore dovrebbe poterla facilmente seguire. I pendii discendono dolcemente al terreno ed il piede delle montagne dovrebbe espandersi fino all’osservatore. Sul didietro, la montagna non dovrebbe sembrare come tagliata, o rotta e non dovrebbe incurvarsi.Dovrebbe esserci il piede discendente della montagna così come sul lato anteriore.
SINISTRA E DESTRA | egualmente come il fronte ed il retro, le montagne si mostreranno armoniose e naturali. La parte più bassa della montagna degraderà sul lato sinistro e sul lato destro. Il picco di una montagna sarà idealmente posizionato a un terzo dal lato sinistro o destro, seguendo il principio della sezione aurea.
APICE E FONDO |guardando dalla cima, la pietra dovrebbe un poco piegarsi verso l’osservatore, come i bonsai fanno. La sezione mediana delle pietre sarà più profonda che i suoi estremi. Il fondo delle pietre dovrebbe essere – più o meno – piatto, naturale, non tagliato (è permesso rimuovere una piccola prominenza se ciò rende difficile posizionarla nel vassoio (suiban) o intagliare la base di legno (daiza).
MASSA E FORMA | Grossezza come spessore: una pietra può essere sottile, leggera ed elegante, un’altra può essere potente e pesante. Una pietra deve “sedere” bene. Se uno posiziona una pietra in un suiban si vedrà immediatamente quale è l’aggiustatura. Se una pietra è posata nel suiban, la base intera dovrebbe toccare la sabbia. La sabbia sta sempre a rappresentare un lago o l’oceano e sarà idealmente del colore dell’avorio. Un suiban non deve essere necessariamente pochissimo profondo. Ci sono anche suiban profondi usati per presentare un suiseki con una base disuguale. Ma la dimensione di un suiban sempre armonizzerà con la dimensione della pietra.
LA QUALITÀ (SHITSU)
Per essere considerata di qualità adatta per suiseki, la pietra dovrebbe essere abbastanza dura e densa così da non cambiare rapidamente in qualità e dove non ci sia nessun pericolo di rottura. Il muschio cresce in fretta sulla pietra tenera che assorbe acqua. La lava si può facilmente rompere. D’altronde, se la pietra è troppo dura, mancherà quell’elemento speciale di bellezza che piace ai nostri cuori. In altre parole, un suiseki dovrebbe avere la durezza corretta per mantenere la sua forma, ma anche avere un elemento tattile che trasudi pace e riposo. Esso dovrebbe anche avere l’adattabilità a trattenere l’acqua su di lui per mantenere una sensazione di umidità per un lungo periodo. Tali pietre sono note nel mondo del suiseki come “mizumochi no ii ishi “: buone pietre a ritenzione d’acqua. Ma tali caratteristiche sono difficili da rivelare in pietre che sono state recentemente recuperate dai fiumi, conosciute come araishi; “ara” viene da atarashii (nuovo). In merito a migliorare le proprietà di trattenere l’acqua della pietra, è importante esporre la pietra alla luce del giorno ed innaffiarla. Anche se la pietra originariamente ha scarse proprietà di assorbimento dell’acqua, è possibile migliorare quelle qualità “addestrandole” per un lungo periodo. Esponendo le pietre agli elementi è possibile rivelare le qualità che permettono loro di armonizzare più prontamente con l’acqua. Nel preparare le pietre, è comune metterle sulle mensole del bonsai, o in aree del giardino esposte al sole e versare acqua (l’acqua distillata in Europa sarebbe più adatta) su di loro ogni giorno. La posizione della pietra dovrebbe essere cambiata anche una volta ogni mese. Comunque, quanto all’esposizione della pietra alla luce del giorno, questo generalmente è limitato alle pietre che saranno esibite nel suiban. Per le pietre da essere apprezzate sui piedistalli del daiza, come per pietre con una bella tessitura, siffatto metodo all’esterno non è appropriato. In questo caso, le pietre sono tenute all’interno, e vengono strofinate regolarmente con una stoffa asciutta di cotone.
YÔSEKI |Questo lasso di tempo ed il trattamento per rivelare le qualità della pietra, sono davvero l’elemento più importante del suiseki. I tipi di pietra apprezzati su piedistalli daiza includono alcune Kamuikotan-ishi, Seigaku-ishi, Furuya-ishi e pietre Crisantemo (Kikkaseki). Fessurandosi in maniera che il processo continuato di innaffiamento e la luce del sole apra la superficie della pietra,essa diventa erosa. Ciò erode e fisicamente si vede, la superficie diviene più porosa e stesa ed i colori della superficie appaiono più scuri.
IL COLORE (IRO)
Importante in questo caso è che il colore della pietra non deve evocare una sensazione strana o innaturale. Invece dovrebbe richiamare alla mente scenari e sentimenti naturali. Nel mondo del suiseki, è soprattutto importante la dignità e la compostezza della pietra. Questo vuol dire che i solidi, ben definiti e scuri colori, con un sentimento di profondità sono molto apprezzati. Una pietra nera che, quando l’acqua è versata su di essa, produce un sentimento di raffinato gusto ed eleganza, viene considerata l’ideale. Le pietre nere da Kamogawa (del fiume Kamo) sono considerate le migliori, in tal senso. Come pure, i conoscitori apprezzano anche le pietre Kurama con il loro colore marrone scuro vicino a quello della ruggine del ferro. Poi ci sono buoni toni scuri come il blu-nero od il grigio-nero. Un colore insolito e strano è un colore che non sarà visto nella (giapponese) natura. I colori simboleggiano le stagioni. Per esempio il colore marrone arrugginito del Kurama-ishi sta a rappresentare la fine dell’estate o dell’autunno. Quando gli aceri giapponesi sui pendii della montagna “fioriscono” (sakari), virano in un rosso meraviglioso. C’è un altro specifico colore molto apprezzato dagli innamorati del suiseki: il rosso carminio (Beni) trovato sulle pietre provenienti dal fiume Kamo (kamogawa). Loro sono note come kamogawa-beni-nagashi-ishi. Si dice che questo è il colore del trucco usato dalle signore della corte durante il periodo Heian.
LA TESSITURA (HADA-AI)
Le pietre naturali sono lavate dal moto dell’acqua nei fiumi o nell’oceano, che crea una tessitura eccezionale sulla superficie. Questa è nota come “hada-ai” nel mondo del suiseki. La parte che ha resistito all’erosione, è nota come “hame”. La parte più molle che è stata consunta dal vento e dalle onde, è conosciuta come “hadame”. Le aree dove l’hadame è stato inciso con particolare profondità è noto come lo “shin” l’osso della pietra. La tessitura non deve essere necessariamente liscia. Ci sono anche pietre con una tessitura grezza. Ci sono anche parole speciali usate per esprimere le caratteristiche della tessitura. Per esempio, “Jagure” è la parola usata per descrivere le irregolari rientranze e prominenze sulla superficie. “Sudachi” si riferisce ad una tessitura che presenta molteplici buchi rotondi che misurano circa 1-2 mm. Il Grano di riso (beiten-moyo) allude ad una superficie con prevalenti piccole prominenze a forma e misura di grano di riso. C’è anche “shun” che allude ad una superficie pieghettata. Una tale tessitura spesso è trovata nelle pietre Furuya. Una parola di significato simile usata per descrivere pieghe complesse e sottili su una superficie della pietra è “shiwa” rughe. Una tessitura in cui il quarzo sulla superficie marrone dell’arenaria crea orizzontalmente e verticalmente linee irregolari è nota come “itokake” o “itomaki” filo. La superficie della pelle della pera (richi-hada) allude a macchie innumerevoli sulla superficie come la pelle di una pera. C’è poi il “ryûgan” l’occhio del dragone riferito alla piccola macchia, tipo vene di quarzo e calcare nella pietra importante come spesso si trovano nella parte bianca che forma la cascata delle pietre di quel nome. Un altro tipo è quella in cui la parte più morbida di una pietra sagomata a crisantemo naturale, cade via in seguito alle intemperie così che appare il centro dei petali. Questo generalmente è definito “saba”. Il termine comune “sabahana” si riferisce a questa situazione “saba” sulle pietre a forma di crisantemo.
TESSITURA ECCEZIONALE | In Giappone si dice che l’acqua dei fiumi produce la superficie della pietra migliore. Tali pietre sono chiamate “Sawa-ishi”. Ci sono solamente pochi posti sulla riva dell’oceano dove possono essere trovate buone pietre ed esse vengono chiamate “kobi ishi”. Sawa – shi e kobo-ishi suscitano normalmente un interesse maggiore ed hanno una superficie più levigata delle pietre trovate in montagna. Molto pochi sono i posti conosciuti sulla montagna dove le buone pietre possono essere trovate, per esempio, il Furuya-ishi ed il Seigaku-ishi. Pietre trovate in montagna sono chiamate “yama-ishi”. Ci sono anche pietre trovate nelle caverne; sono chiamate “kobi- ishi.” Nota importante: Il luogo di origine non ha niente a che fare con la forma dello “yôseki.” Si dice che richieda almeno dieci anni tirare fuori le vere qualità del suiseki da una pietra nuova. Davvero, dipendendo dal carattere della pietra, questo può prendere fino a venti anni per rivelare l’età “jidai” od il vecchio colore “ko-shoku” della pietra.In breve: più duro è il materiale di una pietra e più a lungo dura il rivelare la qualità.
L’ETÀ (JIDAI)
Nei riguardi del suiseki, qui c’è un riferimento all’età “jidai”, come nel caso del bonsai. Questa parola si riferisce alla natura composita ed alla tessitura, ovvero, allo speciale carattere della pietra che sembra un risultato dell’invecchiamento “yôseki” della pietra menzionato sopra. La forma, la qualità e la tessitura della pietra, tutte giungono al completamento quando la giusta età “jidai” è arrivata. Questo è il sentimento di quieta compostezza che risulta dal processo fisico di alterazione. Ma ciò richiede la cura e l’attenzione del proprietario per rivelare le eccezionali qualità della pietra. Si dice che ci vogliano almeno dieci anni per tirare fuori le vere qualità del suiseki da una pietra nuova. Davvero, rivelare l’età “jidai” od il vecchio colore “ko-shoku” della pietra può impegnare fino a venti anni, dipendendo dal carattere della pietra. In breve: più duro è il materiale di una pietra e più a lungo dura il rivelare la qualità. Ricapitolando. Una nuova, giovane pietra con una buona forma, buona qualità, buon colore ed una buona tessitura non è ancora un suiseki; essa è chiamata “araishi”, una pietra nuova. Quando voi state vedendo una vecchia pietra scura messa in un vecchio suiban, l’acqua che scompare dalla superficie vi darà l’impressione di un’età che mai otterreste da una pietra nuova. La superficie satinata di una vecchia pietra sembra essere bramosa d’acqua. Se voi soffiate su di lei, essa ritiene l’umidità del vostro fiato e la trattiene per un po’.
GODIMENTO DEL SUISEKI | Un suiseki non è nulla più di un pezzo di roccia. Noi non possiamo aspettarci di sentire immediatamente il movimento della natura nella pietra e lasciare che i nostri spiriti giochino in quel mondo. Comunque, se c’è qualche cosa che vi attira nell’osservazione delle pietre, ciò è sufficiente per sviluppare un interesse nel suiseki. L’interesse nel suiseki si approfondisce insieme con lo sviluppo spirituale dell’individuo. Quando una persona esamina il modo di presentare il suiseki nel tokonoma “tokonoma kazari”, può dire immediatamente il gusto e abilità del proprietario. Quando uno osserva una presentazione di suiseki, egli può dire che pensieri la persona aveva ed in che mondo lui era entrato. Uno può sentire la sua sensibilità, senza menzionare il suo occhio estetico e coscienza. Persone di gusti simili sentiranno lo stesso brivido e gioiranno nel vedere un particolare suiseki kazari. In altre parole, la presentazione di una pietra “kazari” richiede profonda conoscenza e cultura in molti campi come poesia, letteratura, scrolls, simbolismo e utensili per scrittura. Questo perché si dice, che un interesse nel suiseki si estende nelle profonde insenature dello spirito umano. Ciononostante, non dobbiamo considerare il suiseki come un interesse esageratamente esigente. Uno può incominciare semplicemente a trovare una pietra che suggerisce qualche forma, come quella di una montagna e posizionarlo in un bacino d’acqua o su di un piedistallo per godimento. Piuttosto che la sola pietra nuda, voi potete lasciare che la vostra immaginazione metta le ali e potete considerare possibilità per lo sfondo. Un interesse nel suiseki sviluppa un sentimento di riposo e ricchezza nell’anima, che può essere poi una fonte di energia nei vostri compiti quotidiani. Per favore cogliete l’opportunità di sviluppare questo interesse.
Il Suiseki e la straordinaria visione della Natura in Giappone
di Martin Pauli
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