Come valorizzare una vecchia pietra d’arenaria “Botero stone”
Apro con una doverosa premessa, non me ne vogliano i puristi del suiseki per alcuni punti di vista diversi dai loro.
Forse non tutti sanno che a volte cambiare strada è necessario per diversi motivi, chi già mi conosce sa che la mia passione per il suiseki è nata subito dopo quella del bonsai, gli anni che seguirono furono frenetici, continuamente alla ricerca di materiale minerale ma soprattutto di persone con lo stesso interesse per scambiarci le nostre esperienze, in quel periodo non avendo internet ricordo usavamo notizie scritte per lettera con all’interno qualche foto, in seguito nei primi anni novanta tanto per concretizzare la nostra passione fondammo con uno statuto notarile a Grosseto l’associazione A.I.A.S.
Con il trascorrere del tempo però mi accorsi che per me di cultura e origine contadina fare suiseki alla giapponese con tutte le loro regole e sopra tutto i loro nomi e scritte impronunciabili mi stavano strette. Mentre intanto gli anni trascorrevano e, grazie all’avvento del web, le mie ricerche mi spinsero alla scoperta del VIEWING STONE (osservazione della pietra), una pratica diffusa in America con meno regole rigide e, con più libertà d’espressione e fantasia, fu così che mi convinsi sulla strada da proseguire, distaccandomi lentamente ma inesorabilmente dalla mia vecchia associazione di cui ho fatto parte per molti anni e che nutro tuttora molto rispetto.
In questo articolo dove tratterò una mia pietra Botero (piuttosto lontano dai gusti orientali, anche se recentemente è finita una mia ex arenaria in un museo a Tokio), userò espressamente termini in italiano comprensibili soprattutto per quelli come me che faticano ad accettare, a ricordare, o a comprendere i nomi orientali, e se ogni tanto troverete in rete pietre mie fuori dai vostri canoni, fate finta di niente e magari chiudete un occhio sorridendo.
Sono anni che accumulo queste tipologia di arenarie battezzate pietre Botero da Tom Elias noto esperto americano di pietre internazionali incuriosito per la loro forma opulenta che ricordano i quadri e le sculture dell’artista colombiano. In questo articolo si potrà capire meglio di cosa esattamente stiamo parlando.
Nella fotografia sopra, la pietra contornata di rosso è stata scelta nel mucchio esclusivamente per questo articolo. La pietra possiede una morfologia molto curiosa che trovai parecchi anni orsono e che, per una serie di motivi non mi sono mai impegnato con essa fino ad ora.
Il mio primo intervento è di pulirla dalle incrostazioni di muschi e licheni e vari depositi di calcare, utilizzando dopo aver bagnato con acqua la pietra, spazzole metalliche e di saggina di diverse durezze, queste mi aiuteranno nell’intento.
Tolte le incrostazioni più resistenti ripasso la pietra sotto una spazzola elettrica con disco di feltro, quelli usati normalmente dai mobilieri per lucidare il legno, questo servirà a mettere in risalto la lucidatura naturale e intrinseca della pietra.
Ora che la pietra a subito una serie di interventi di pulizia viene sottoposta ad alcune fotografie per valutare il lavoro fatto, utilizzando momentaneamente basamenti provvisori.
(Ricordo che una buona fotografia permette di vedere particolari negativi sfuggiti durante tutta la preparazione).
Verificato che la pietra è pronta e dopo aver preso un appuntamento con l’amico artigiano del legno Franck Peperino (Franco Mauri) per la realizzazione della base (daiza), mi avvio al suo laboratorio.
La pietra viene sottoposta dall’amico ad una prima verifica di equilibrio per stabilire che non vi siano problemi.
D’ora in avanti fin quando la base non sarà terminata, tutti gli interventi comprese le fotografie sulla lavorazione saranno opera di Franck, io mi limiterò semplicemente a commentare il suo lavoro.
Progetto grafico per la base.
Per la realizzazione di questa base il maestro d’ascia Franck ha scelto di utilizzare un ricercato legno pregiato duro e resistente il palissandro, dove come si vede viene sottoposto ad una prima sgrossatura al tornio, le fasi successive ci permettono di vedere altri passaggi di precisione dove la base assumerà la forma studiata in precedenza a tavolino.
Tornio professionale per legno.
Tinta al palissandro.
Come potete vedere il lavoro si è presentato lungo e complesso, ma grazie alla professionalità e all’esperienza del nostro esperto, l’ottimo risultato non si è fatto attendere e, in queste immagini potete verificarlo.
particolare della base
Ora che la pietra con la sua base è terminata, cercherò con impegno di valorizzare il tutto con buone foto che completeranno il lavoro appena concluso.
Alcune immagini del Botero stone, viste sotto varie tipi di illuminazioni e angolazioni diverse.
Nonostante la mia passione fotografica, non utilizzo sfondi o luci sofisticate, ma bensì materiale di recupero. Per queste foto ho usato una vecchia fotocamera Nikon V1, confesso che a volte mi accontento anche di un buon cellulare, dipende dall’occasione, dall’esperienza e dalle situazioni; però in una cosa sono molto esigente, la messa a fuoco e le ombre che devono essere morbide e al posto giusto, qualche volta detto tra noi ho utilizzato anche la luce delle candele per effetti curiosi.
Lampade che utilizzo normalmente per l’illuminazione del soggetto: vedi foto sopra. (1) una lampada alogena da 500w. (2) una lampada a led da 150w. (3) due lampade al neon), con questo materiale da pochi euro mi diverto a provare e a riprovare fino ad ottenere un immagine soddisfacente.
Quadro di Fernando Botero – Donna con reggicalze.
Tanto per ridere un po’!
Con la speranza che il lavoro svolto sia stato utile e di vostro gradimento, auguro a tutti gli appassionati una buona raccolta di pietre e un buon lavoro di proseguimento, Enny.
di Enny G.L.
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